A.C. 2727-A
Grazie, signor Presidente. Vice Ministro Mauri, colleghe e colleghi, con questo provvedimento viene mandato in soffitta il cuore di quei “decreti Salvini”, erroneamente denominati “decreti Sicurezza”, che hanno rappresentato un uso cinico e puramente propagandistico dello strumento legislativo. Sì, di una mera operazione di propaganda si è trattato, utile a costruire una narrazione del tutto falsa e strumentale, composta da ben tre clamorose deformazioni della realtà. Prima mistificazione: si è inventato di sana pianta un capro espiatorio, indicando nei migranti la causa principale di tutti i problemi della nostra società e indicando nelle navi che prestano soccorso ai naufraghi la longa manus dei trafficanti di esseri umani. Seconda mistificazione: si è fatto credere che fosse in atto una invasione dalla quale dovevamo difenderci, quando i dati sui flussi migratori, all'epoca della emanazione del primo di questi due decreti, segnalavano, invece, un evidente calo dei numeri degli arrivi dei migranti in Italia. In terzo luogo, per chiudere il cerchio, si è detto che con quei decreti si sarebbe garantita la sicurezza dell'Italia e degli italiani. Ma che cosa c'è di sicuro nel cancellare la protezione per motivi umanitari, creando così decine di migliaia di nuovi irregolari abbandonati all'emarginazione? Qualcuno me lo può spiegare? E perché ci si deve sentire più sicuri togliendo ai richiedenti asilo la possibilità dell'iscrizione alle anagrafi dei comuni, creando così tanti fantasmi privi dei servizi più essenziali? E quale sicurezza ci avrebbe dato raddoppiare da due a quattro anni il tempo per rispondere alle domande di cittadinanza? Quale sicurezza? Ecco, questi sono inutili accanimenti ai danni dei più svantaggiati. E ha fornito forse più sicurezza puntare sui grandi centri sovraffollati, invece che sul sistema SPRAR, quello che, grazie ad un'accoglienza diffusa di piccoli nuclei, garantiva un minore impatto sul territorio e, quindi, una maggiore coesione sociale? Presidente, la storia ci insegna che, quando nella ricerca di un facile consenso si costruiscono a tavolino capri espiatori e si alimenta rabbia e odio contro di essi, la società non diventa più sicura, ma più violenta, più divisa e, alla fine, la società diventa più fragile. E l'Italia, con questo tipo di legislazione propagandistica, si è isolata, ha perso prestigio e autorevolezza, perché quei decreti confliggevano con il diritto internazionale consolidato e perché sono stati anche lo strumento per ingaggiare una polemica quotidiana contro l'Unione europea, e poi contro la Francia, e poi contro la Spagna, e contro la Germania, e ogni giorno c'era un nemico contro cui scagliarsi. Ecco perché, signor Presidente e Vice Ministro, il decreto che giunge in Aula oggi, dopo lunghe sedute diurne e notturne della Commissione, è un atto che riposiziona il nostro Paese sui binari tracciati dalla Costituzione, dal diritto internazionale che noi stessi, sia ben chiaro, abbiamo contribuito negli anni ad elaborare e dai più elementari principi di umanità. Chi salva naufraghi che rischiano la vita, applicando l'antica legge del mare, va ringraziato, va lodato, non criminalizzato, perché questo, Presidente, è stato fatto con le navi delle organizzazioni non governative, imponendo loro multe spropositate, sequestro e confisca delle imbarcazioni, solo perché, con la loro azione di soccorso, riempivano un vuoto, il vuoto lasciato dopo la meritoria operazione Mare Nostrum dalle navi dei Paesi mediterranei. Non è certo un caso se entrambi i “decreti Salvini”, all'atto della loro promulgazione, sono stati accompagnati da pubblici e formali richiami del Presidente della Repubblica al rispetto dei principi costituzionali e del diritto internazionale. E non è certo un caso che la Corte costituzionale abbia bocciato la norma che prevedeva l'esclusione dei richiedenti asilo dall'iscrizione anagrafica, sostenendo giustamente che si introduceva una immotivata disparità di trattamento e che - cito testualmente - “invece di aumentare il livello di sicurezza pubblica, si finisce col limitare le capacità di controllo e di monitoraggio dell'autorità pubblica su persone che soggiornano regolarmente nel territorio statale”, chiusa citazione. Allora, di che cosa stiamo parlando? Altro che “decreti Sicurezza”, questi erano decreti che riguardavano tutt'altro che la sicurezza. Dopo due richiami del Capo dello Stato, dopo una sentenza della Corte costituzionale, ma soprattutto dopo aver visto gli effetti nefasti di questi due decreti, il Governo e il Parlamento avevano il dovere giuridico e morale di intervenire; ed è quello che, dopo lunga attesa, ha fatto l'Esecutivo, con un provvedimento di urgenza, ed è quello che stanno facendo i deputati e le deputate e che, dopo di noi, verrà fatto al Senato. Presidente, questo decreto smonta, pezzo per pezzo, i “decreti Insicurezza”. Solo per citare alcuni punti, i più salienti: non si mette più in discussione l'obbligo di salvare vite umane in mare e quindi si ridimensionano le multe per le navi delle ONG, che vengono applicate solo dopo un procedimento giudiziario; si reintroduce la protezione umanitaria denominata protezione speciale; si ritorna al sistema SPRAR, il sistema di accoglienza diffusa, denominato ora SAI, dove la “I” di SAI sta per “integrazione”, una parola, questa sì, che significa più coesione sociale e maggiore rispetto dei diritti e dei doveri da parte di tutti; si reintroduce l'iscrizione anagrafica per i richiedenti asilo. La Commissione - ai cui lavori il Vice Ministro, Matteo Mauri, ha sempre partecipato, e lo ringrazio per l'attenzione con cui l'ha fatto e sempre per il tentativo di trovare una mediazione, purtroppo non andata a buon fine, visto il tipo di opposizione che abbiamo avuto - ha poi apportato alcuni significativi miglioramenti.
Non essendoci abbastanza tempo per menzionarli tutti, mi limito a citarne solo alcuni. In Commissione abbiamo inserito il divieto di respingere persone verso uno Stato qualora esistano fondati rischi di essere sottoposti a trattamenti inumani e degradanti e, comunque, sempre nel rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia e anche degli obblighi costituzionali dell'Italia; ha escluso i richiedenti asilo vulnerabili dalle procedure accelerate, per consentire un esame più approfondito dei loro casi e delle loro istanze; ha stabilito la possibilità di convertire in permesso di soggiorno per lavoro anche quello per cure mediche; ha ulteriormente ridotto i tempi di attesa per la cittadinanza da 48 mesi del “decreto Salvini” a 24, un tempo ancora lungo, signor Vice Ministro, ma meno lontano dagli standard europei; ha saggiamente eliminato l'illogico vincolo delle quote stabilite dall'ultimo “decreto Flussi” se manca la programmazione triennale; ha inserito tra gli obblighi internazionali che presiedono al soccorso in mare anche la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e le normative internazionali europee sul diritto d'asilo; ha poi accolto, la Commissione, un emendamento secondo il quale non si possono espellere o respingere persone che rischiano persecuzione sulla base dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere. Lo cito, Presidente, anche perché su questo emendamento si è scatenata una polemica speciosa, speciosa ma rivelatrice di una certa arretratezza culturale. Ma, colleghi e colleghe, lo sapete che ci sono nel mondo circa 70 Paesi in cui l'omosessualità è un reato sanzionato con il carcere? E lo sapete che ce ne sono altri sette in cui essere gay o lesbica viene punito con la pena di morte? Lo sapete o no? E, allora, noi dovremmo ignorare questa realtà? Mi dispiace, ma questo non è possibile. È la vittoria del buonismo, come ha detto qualcuno? No, è la vittoria del buon senso, del rispetto dei diritti umani e della convinzione che il fenomeno migratorio, che è epocale e riguarda tutti i continenti, vada governato - governato, non demonizzato - né tanto meno strumentalizzato per convenienze elettorali.
Il decreto che stiamo discutendo dà un contributo decisivo alla gestione di questa realtà, ma mancano ancora altri strumenti e li voglio citare (già il mio collega Raciti li aveva accennati). Il radicale superamento della “legge Bossi-Fini”, il cui fallimento è sotto gli occhi di tutti ed è veramente paradossale che la destra parli di immigrazione incontrollata quando la normativa vigente è ancora quella della sua legge del 2002. Poi, una riforma della legge sulla cittadinanza - questo è l'altro punto - per consentire a tante ragazze e a tanti ragazzi nati in Italia o cresciuti nel nostro Paese, che si sentono italiani al pari dei loro coetanei nostri figli, di esserlo a tutti gli effetti di legge. E poi, Presidente, la riforma del regolamento di Dublino, che, purtroppo, non rintracciamo ancora nel nuovo Patto sulla migrazione e l'asilo proposto dalla Commissione europea.
Il Presidente eletto Joe Biden ha esclamato: “America is back”. Parafrasando la sua affermazione, vorrei dire con soddisfazione, Presidente, che, con il drastico superamento dei “decreti Salvini”, Italy is back, l'Italia è tornata. È tornato quel Paese democratico, culla del diritto e delle libertà civili e per questo apprezzato nel mondo; è tornato quel Paese fiero del suo senso di umanità; è tornato quel Paese pienamente inserito nel consesso europeo e internazionale, perché rispettoso del diritto europeo e internazionale e questa certamente è una gran bella notizia.